Antonella D’Angelo Gallo, avvocato, presidente dell’Associazione Ambiente & Sicurezza, ci riceve nel suo studio in via Masci, a Teramo. Con lei Mimmo Graziani, componente del direttivo e tra i collaboratori più attivi. Al centro dell’incontro il Biodigestore di Carapollo in grado di trattare 40mila tonnellate di rifiuti l’anno, di prossima realizzazione, che solleva non poche perplessità nei membri dell’associazione. “Non siamo contro la realizzazione di un biodigestore – ci avverte subito la presidente – riteniamo, tuttavia, che ci siano siti più adatti allo scopo, lontano dai centri abitati e a norma con le leggi sull’ambiente“.

Sgomberato il capo dai retropensieri che sono circolati nei giorni scorsi di voler fare guerra all’impianto, la presidente affronta il problema del sito di Carapollo, nel quale intravede alcune criticità. Solleva il problema della distanza da Villa Pavone, il centro abitato più vicino, “allontanato” con una discutibile riperimetrazione ad hoc, affinchè rientrasse nei parametri. Evidenzia anche alcune carenze nella valutazione di impatto ambientale e la prossimità con una zona di particolare pregio paesaggistico e agricolo. Per queste ragioni pendono presso i Tar Abruzzo e Lazio, due ricorsi, l’esito dei quali sarà determinante. Ma, tiene a specificare D’Angelo Gallo, i ricorsi non contengono una richiesta di sospensiva: “una scelta che abbiamo fatta per due ragioni, dimostrare che non siamo contro il biodigestore e affinchè non si corra il rischio di perdere i fondi“.
Rimane tuttavia la possibilità che le sentenze del Tar possano invalidare il progetto. ” A questo punto – aggiunge la presidente – che facciamo? Perdiamo i 28milioni di euro di fondi PNRR? Alternative ci sono e ne sono tutti informati“.
Spunta durante il colloquio un’ulteriore soluzione. A pochi chilometri, dieci per l’esattezza, da Carapollo. E’ il biodigestore di Mosciano, “già funzionante , gestito da privati, ma con i quali si potrebbe trattare se ci fosse la volontà, per far confluire anche i nostri rifiuti e a prezzi concordati“.
Le interviste:
L’assenza della democrazia partecipata e il rischio di un’opera incompleta:
Enrico Squartini
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